Il nostro Ospedale Civile
“San Lorenzo” di Valdagno
Un aspetto solo apparentemente minore del rapporto della dinastia Marzotto con la società è rappresentato dall’attenzione per la sanità pubblica.
Perché questo aspetto è interessante?
Nel racconto naturalmente il centro della scena è stato assunto dalle iniziative dirette dell’azienda e dell’imprenditore. Ma questo interventismo, come vedremo, non ha mai la sembianza di privilegiare la sfera privata a discapito di quella pubblica. Tutt’altro.
La ricostruzione precisa ed esauriente delle vicende storiche effettuata da Gianni A. Cisotto, L’Ospedale Civile “San Lorenzo” di Valdagno tra Ottocento e Novecento (1990), permette di documentare questa attenzione e la sua evoluzione nel tempo.
E’ un percorso ricco di fatti e non privo di colpi di scena.
Il primo Ospedale Civile valdagnese viene collocato originariamente nel convento di San Lorenzo, salita via IV Novembre con destinazione attuale gli uffici comunali, ed entra in funzione nel 1890. La gestazione di questo ospedale è lunghissima. Attraversa persino due regimi politici, tra Impero asburgico e nuovo Stato italiano, e gli effetti della guerra tra il Piemonte e l’Austria.
La premessa cade nel 1845. La valle dell’Agno è distretto amministrato dall’Impero asburgico e un gruppo di cittadini, attivi presso la Confraternita di San Clemente, sostengono l’Ospizio a San Lorenzo, “di ricovero e sussidio ai poveri infermi di questa Parrocchia” (dal verbale della riunione 13 marzo 1845 citato a pag. 6 della ricerca di Cisotto).
Ciò che colpisce del filo rosso dell’azione sociale dei Marzotto, è che fin dal primissimo momento Luigi, il fondatore dell’opificio, è parte attiva del gruppo promotore dell’iniziativa ospedaliera. Sembra quasi attestare, con questa presenza al primo appello, un codice genetico di questa vocazione che rimarrà nei Marzotto per le generazioni a seguire, in anni nei quali l’impresa era ancora allo stato nascente e il regime politico non assicurava certo uno spirito pubblico di immediata appartenenza.
Eppure Luigi Marzotto, con altri maggiorenti dell’epoca come Giovanni Soster e Alessandro Valle, è da subito anima di un progetto che vedrà una gestazione estremamente tormentata, ma che muove dalla constatazione di un bisogno cruciale della popolazione, soprattutto di quella più povera. Il primo ospedale civile di Valdagno verrà inaugurato nel 1890 dopo una lunghissima e contrastata vicenda di destinazioni d’uso e di divisioni istituzionali.
Aperto nel 1861 comincia prima a funzionare come ospedale militare austriaco per un anno abbondante; nel 1862 e fino al 1874 vi si insediano le scuole elementari; tra il 1875 e il 1885 è caserma degli Alpini, essendo nel frattempo avvenuta l’annessione del Veneto all’Italia del 1866; con un ritorno, infine, delle scuole elementari fino al 1888.
Questo turbinio di diverse destinazioni si incrocia con il coinvolgimento dei Comuni della Valle, allora anche Novale è municipio, nel cofinanziamento dell’opera, per la quale il Comune di Valdagno non disponeva di risorse sufficienti. Ne derivano polemiche e divisioni dovute alla mancata realizzazione dell’opera per cui le finanze dei Comuni erano state sollecitate, ovvero l’Ospedale.
Oltre all’avvio di questo processo, i Marzotto saranno presenti in ben tre snodi decisivi per la realizzazione dell’Ospedale: con Francesco, figlio di Luigi, alla prima raccolta di fondi; con il testamento di Giovanni, altro figlio di Luigi, che nel 1885 assicura all’istituzione un consistente lascito; nel 1889 la Congregazione della Carità, per legge competente nella gestione dei nosocomi, fa l’ultimo sforzo per inaugurarlo con un’ulteriore raccolta di fondi a cui partecipano anche Gaetano sr. e Giuseppe Marzotto, e che beneficerà del munifico lascito di Lodovico Festari.
L’inaugurazione, per la cronaca, avviene il 19 Febbraio 1890.
Luca Romano