Il grande disegno della città sociale

La ricostruzione storica sulla genesi della città sociale, o Città dell’Armonia, da parte di Gaetano Marzotto jr. appare quasi più immediata nei passaggi concreti che nelle elaborazioni intellettuali. Una prova è l’atto di nascita vero e proprio con la lettera di incarico destinata ai due professionisti, gli ingegneri Francesco Bonfanti e Gino Zardini, in data 24 Giugno 1927. La data conferma quanto sia precoce questo grande obiettivo sociale ed urbanistico nell’imprenditore laniero, che aveva preso le redini dell’azienda, in modo improvviso, all’inizio del decennio. Scrive, infatti:

E’ nostro intendimento istituire una Casa di Ricovero per gli operai e le operaie che dopo un lungo periodo di lavoro vengono collocati in pensione”.

E’ significativo, d’altra parte, che l’idea pionieristica di una “Casa dei Vecchi” sia corredata da indicazioni molto specifiche sulle caratteristiche funzionali da realizzare: da 100 a 150 letti tra uomini e donne “da disporsi parte due – tre per locale, altri uno per stanza, ed avere tutti i servizi annessi”. L’edificio assolve inoltre, con un fabbricato distinto, all’accoglienza del Giardino d’infanzia, da neonati ancora in allattamento a bambini fino ai sei anni. Le cucine, a servizio di entrambe le generazioni di utenti, sono collocate nei sotterranei.

Così conclude la missiva:

“Intendiamo che i due progetti corrispondano a quanto in materia di Ricovero pensionati e di Asili d’infanzia vi è di più perfetto e completo sia in Italia che all’estero”.

Siamo nell’anno VI dell’epoca fascista, ma Gaetano non indulge minimamente al corrente imperativo nazionalista nell’esigere il massimo della qualità nel progetto.

Solo sei giorni più tardi incontra i due professionisti e formalizza l’incarico per lo studio, la compilazione del progetto, la direzione, sorveglianza e liquidazione dei lavori, con un compenso pari al 3% dell’ammontare complessivo delle opere (lettera 30 Giugno 1927). Va osservato che il 10 Agosto l’imprenditore scrive allo studio dell’ing. Zen di Vicenza al fine di ottenere la restituzione dei disegni relativi al progetto del villaggio operaio, che poi sarebbe stato dedicato alla moglie Margherita.

Una successiva lettera a Bonfanti, datata 7 Settembre 1927, getta una luce anche su questo passaggio, con una perentoria scelta stilistica:

“Ripensando ai due progetti presentatimi mi sembra che lo stile Rinascimento si adatti meglio di ogni altro per le due costruzioni e riesca all’occhio assai più gradito dello stile Veneziano”.

Puntualizza che l’attesa di due nuovi disegni degli edifici Asilo e Casa di Ricovero in stile “Rinascimento” è dovuto anche al fatto che “nel medesimo stile sono state progettate dal sig. ing. Zen tutte le costruzioni per il nuovo villaggio operaio che sorgerà nelle vicinanze delle due istituzioni e quindi l’insieme verrebbe a risultare più armonico”.

Il grande disegno della città sociale è, quindi, lanciato subito con l’integrazione tra le residenze e i servizi, una linea di condotta che Gaetano Marzotto terrà ferma fino al completamento della Valdagno Nova in sinistra Agno.

Luca Romano