Bagni marini

Gaetano Marzotto jr. assume le redini aziendali in una data dolorosa e altamente simbolica, il 25 Marzo 1922, il giorno che viene a mancare, dopo una lunga agonia, il padre Vittorio Emanuele. Il lutto si accompagna a un clima di cupo malessere sociale che nel biennio 1919 – 20 ha coinvolto anche le maestranze valdagnesi, con scioperi e manifestazioni, di fatto un inedito assoluto nella vallata del centro laniero.

L’eredità pesante della guerra, con i morti e gli invalidi, la ripresa di malattie come la tubercolosi, il rincaro dei beni di prima necessità e l’avanzare della crisi economica si fanno sentire in modo drammatico. Questo contesto va tenuto presente per conferire un valore eminente all’azione di Gaetano jr. in cui non è immaginabile separare la costruzione sociale, altrettanto incisiva, e la profonda riorganizzazione aziendale.

E’ nell’estate del 1922, infatti, che avvia l’esperienza marina ed alpina per 100/120 operai o dei loro figli “bisognosi di detta cura”. Per i bagni marini la destinazione è un padiglione dell’Ospedale al Mare, una struttura in prossimità della villa di famiglia, prospiciente la spiaggia, al Lido di Venezia.

E’ una scelta fortemente apprezzata, al punto che negli anni successivi dispone un ampliamento, a proprie spese, del numero di bambini e bambine accolti nella struttura. In una lettera al Commissario Straordinario dell’Ospedale al Mare, Antonio Garioni, in data 26 Luglio 1927 scrive:

“sentitamente ringraziamo la S.V. Illma per aver accolta la nostra richiesta ed assegnate altre dieci piazze per il gruppo di bambini che verrà inviato nel prossimo Agosto alla cura marina”.

Come per tutte le iniziative sociali e sanitarie che verranno, anche questa ha un’impostazione organizzativa di forte impronta “industriale”. Con la crescente domanda di spazio per i richiedenti, Gaetano propone di costruire un nuovo padiglione per i Bagni e, il 13 Settembre dello stesso anno, scrive a Garioni:

“Le sarò grato se vorrà farmi avere progetti e preventivi nonché schema della convenzione che dovrebbe esser stipulata con l’Amm.ne dell’Ospizio proprietario dell’area, sia per quanto riguardala costruzione e l’uso della stessa che per il funzionamento del padiglione (assistenza, vitto ecc; dei ricoverati)”.

Nel frattempo, l’insufficienza della struttura del Lido viene affrontata destinando i bambini in surplus alle spiagge di Cesenatico; al mare è affiancata anche la “Colonia Alpina “Dolomiti” a Pian delle Fugazze, il cui funzionamento “è affidato al personale delle Istituzioni Sociali, sotto la direzione delle Suore”. L’accoglienza è di 115 letti (così Gaetano Marzotto: Le istituzioni sociali e ricreative, 1951, n. ed. Il Mulino, Bologna 2009, pp. 55- 6).

Sono molto importanti le date. Avviato a ridosso del conflitto operaio, il programma sociale di Gaetano Marzotto jr. come risposta autonoma ed evoluta per l’epoca comporta automaticamente l’usura, se non l’inappropriatezza dell’attributo di paternalismo che gli è stato affibbiato; un attributo, che va non solo criticato, ma esplicitamente abbandonato.

L’avvio delle cure marine e montane non è ascrivibile certo neppure alla temperie della politica sociale del fascismo, che all’epoca non aveva ancora preso il potere. Si tratta di un’opera delle “Istituzioni Sociali” assolutamente innovativa, che mostra un profilo del tutto originale rispetto alle iniziative del regime in materia di colonie per l’infanzia, e per nulla a queste assimilabili (Stefano Pivato: Andare per colonie estive, Il Mulino, Bologna 2023, pp. 117 – 8).

Le colonie estive verranno costruite negli anni Trenta, con due significative differenze rispetto all’iniziativa marzottiana. Erano finalizzate all’educazione come rafforzamento dello spirito dottrinario più che alla salute e il benessere fisico; assumono nell’ architettura una possente teatralizzazione monumentale, del tutto eterogenea alla essenziale funzionalità degli edifici progettati da Gaetano jr., il quale trasfonderà questa impostazione anche alle colonie costruite a Jesolo nel Dopoguerra.

Luca Romano